Verso un forum per il diritto alla città
European Social Forum
Seminario Città
Malmö, 16-21 settembre 2008
Documento conclusivo (prima bozza)
1. La città nel neoliberalismo
1.1 – L’analisi conferma che in ogni parte d’Europa (dall’Est al Centro e all’Ovest, dal Nord al Sud) il neoliberalismo sta producendo ovunque gli stessi effetti sulla città e sulla condizione urbana. La segregazione, la gentrificazione, la distruzione dei patrimoni comuni e dei quartieri popolari, la privatizzazione degli spazi pubblici, lo sfruttamento economico dei beni culturali crescono di giorno in giorno. Le conquiste del welfare state nelle città è messo in discussione: è il caso del diritto alla casa, della gratuità dei servizi pubblici per l’infanzia e per salute e così via. La condizione delle fasce più deboli è sempre peggiore.
1.2 – Il lavoro è parcellizzato, precarizzato, sradicato. I diritti conquistati in due secoli di lotte operaie sono negati, i salari decrescono: si gioca la concorrenza della mano d’opera dell’Est e del Sud del mondo per ridurre i salari, ma i prezzi delle merci sono ovunque quelli del mondo dei ricchi. Il lavoro diventa sempre più una variabile totalmente subordinata alla produzione di ricchezza per i più ricchi.
1.3 – Per il neoliberalismo la città è una merce, i cittadini sono dei clienti. I diritti politici si affievoliscono, la partecipazione è sostituita dalla propaganda dall’alto. Il diritto di critica è minacciato quanto l’accesso all’informazione. Il destino della città è deciso dai centri di potere della globalizzazione economica. Lo spazio urbano è disseminato da infrastrutture dell’economia globale: sedi delle grandi imprese, complessi alberghieri, centri congressi, banche internazionali; questi feudi dell’economia-mondo formano una città nella città, autonoma e dominatrice.
2. Qualche principio
2.1 – S’impone una visione olistica dei problemi. Il neoliberalismo impone la sua strategia configurando l’insieme della società e della città. Le differenti questioni della condizione urbana (espulsione, segregazione, gentrificazione, privatizzazione ecc.) sono i differenti aspetti d’una medesima strategia. Il campo di riflessione e azione che voglia affrancare la città dal destino che il neoliberalismo gli prepara deve essere la città nel suo insieme.
2.2 – La città non è una merce: la città è un bene comune. La città che vogliamo si fa carico delle esigenze e dei bisogni di tutti gli abitanti, a partire dai più deboli. Dobbiamo poter assicurare a tutti un alloggio ad un prezzo commisurato al loro reddito. Dobbiamo poter garantire a tutti l’accessibilità confortevole ai luoghi di lavoro e ai servizi comuni. Questi sono aperti a tutti gli abitanti quale che sia il loro reddito, l’etnia, la cultura, l’età, la condizione sociale, la religione, l’appartenenza politica.
2.3 – La politica cittadina è responsabilità dei cittadini. La città che vogliamo è il luogo d’una vera democrazia, non solo rappresentativa ma anche associativa. È attorno al potere municipale che s’intessono le reti delle persone e delle associazioni che formano la trama socio-spaziale della città. L’urbanistica e la pianificazione assumono il ruolo principale. Hanno come compito di produrre la città: lo spazio nel quale i cittadini s’identificano e il sistema di distribuzione dei vantaggi a quelli che ne hanno il più evidente bisogno. Quelli che provengono dai quartieri più sfavoriti sono quelli che hanno il diritto all’attrezzatura migliore, agli spazi pubblici più largamente dimensionati, allo sforzo più intenso per il miglioramento degli alloggi. La città deve essere pensata e organizzata per il bene del maggior numero degli abitanti, controcorrente rispetto alla logica urbana che ci viene presentata come naturale: quella dell’accaparramento della città da parte dei più abbienti o dei più intraprendenti.
2.4 – Nella città le esigenze dell’urbanità e quelle del lavoro trovano un terreno di sintesi. La città deve essere il luogo dove si sperimentano e si praticano le possibilità d’una economia alternativa a quella del neoliberalismo,un’economia che abbandoni lo spreco delle risorse, che sappia distinguere tra i consumi necessari al benessere delle persone e quelli imposti dalla produzione, che sappia promuovere l’uso dei prodotti del territorio, che valorizzi le applicazioni del lavoro alle funzioni necessarie allo sviluppo della personalità, all’accrescimento della capacità di comprendere, di partecipare, di godere.
3. Che fare
3.1 - In tutte le città d’Europa agiscono movimenti che lottano contro l’espulsione degli abitanti dalle case e dai quartieri dove vivono, contro la privatizzazione degli spazi e dei servizi pubblici e per il loro accrescimento, contro la distruzione e la commercializzazione del patrimonio urbano. È un punto di partenza: bisogna collegare tra loro questi movimenti, aiutarli a prendere coscienza dello spessore delle questioni e dei legami con tutti gli altri aspetti della strategia neoliberale, nonché di condividere obiettivi e strumenti.
3.2 – Finalità delle azioni concrete alla quale le nostre associazioni s’impegnano e a cui chiediamo alle altre associazioni, strutture, gruppi, esperti e singoli cittadini di associarsi è quella di combattere, nell’immediato, l’espulsione degli abitanti dagli alloggi, dagli spazi pubblici, dai quartieri centrali, dal lavoro, e di conquistare per tutti gli abitanti il diritto di cittadini.
3.3 – Ma al tempo stesso ci proponiamo di lavorare per svelare le connessioni tra le parti e il tutto. La nostra attenzione deve andare dal locale al nazionale e al globale, dal settoriale al generale. La strategia del neoliberalismo si colloca a differenti scale: bisogna perciò divenire capaci di utilizzare tutti i livelli in cui si colloca la strategia che si vuole combattere.
3.4 – Per iniziare, ci impegniamo (e chiamiamo gli altri a farlo):
- a presentare le reti e le organizzazioni esistenti che condividono i nostri obiettivi, stabilendo legami tra loro
- a indicare le risorse che ogni organizzazione può condividere con le altre o può mettere a loro disposizione;
- a sottolineare le azioni locali o nazionali che hanno bisogno di un aiuto internazionale;
- a presentare le diverse forme di azione che possono essere efficaci;
- a organizzare iniziative di rilievo europeo.
4. Come fare
4.0 – Tre direzioni di lavoro possono essere perseguite in parallelo: l’importante è decider chi si fa carico di ciascuna di esse e chi collabora.
4.1 – Costituire un coordinamento efficace per un lavoro che possa continuare nel tempo; abbiamo deciso in proposito di:
- costituire subito un forum permanente, utilizzando il sito web ESF e connettervi tutte le risorse informatiche disponibili; una mailing list, da realizzare nell’immediato, sarà aggiornata sistematicamente;
- organizzare, nel giro di sei mesi, un laboratorio che abbia come obiettivo di fare un bilancio delle attività messe in comune e di definire una strategia più globale (progettare e realizzare la città quale la vogliamo).
4.2 – Ampliare il numero delle persone, delle associazioni, dei gruppi che condividono i nostri obiettivi. Ci impegniamo, a questo proposito, ad organizzare in tutte le città d’Europa in cui sarà possibile farlo una settimana di dibattiti sui nostri temi, in accordo e collegamento con le iniziative già lanciate dalla International Alliance of Inhabitants, con No Vox International e con Habitat International Coalition. Proponiamo anche che il 24, 25 e 26 novembre, giorni dell’incontro informale dei ministri europei per la casa e la città a Marsiglia, sia un giorno di mobilitazione in ogni paese.
4.3 – Organizzare la presenza dei nostri temi, analisi, denunce, iniziative sulla stampa internazionale e negli eventi internazionali.
(1 ottobre 2008)