Piattaforma europea per il diritto alla casa (2009)
Alla luce del fallimento dell'approccio neoliberale, le organizzazioni sociali attive nel campo dell'alloggio avanzano ai governi e all'Unione Europea una serie di proposte volte a favorire politiche coordinate tra gli Stati membri dell'UE, accompagnate da un processo di rafforzamento delle competenze degli organi dell'UE.
Poiché non ha senso un Europa basata sui mercati ma, piuttosto, sui popoli e sui diritti, dalla loro accettazione dipenderà l'adesione al processo di unificazione europeo.
Basare le politiche abitative e le direttive europee sul diritto alla casa
Attualizzazione Piattaforma presentata dall'International Alliance of Inhabitants all'incontro informale dei ministri europei dell'alloggio (Marsiglia, novembre 2008)
La questione abitativa è g/locale
Tutti i paesi dell'Unione Europea hanno ratificato i trattati internazionali e le convenzioni che riconoscono e proteggono il diritto alla casa: la Dichiarazione Universale dei Diritti dell'Uomo (art.25), la Convenzione Internazionale sui Diritti economici, sociali e culturali (art.11), la Convenzione sui Diritti dell'Infanzia (art.27), la Convenzione per l'eliminazione di ogni forma di discriminazione contro le donne (artt.14 e 15), la Convenzione per la protezione dei diritti umani e delle libertà fondamentali (art.8), la Carta Sociale Europea (artt. 15, 16, 19, 23, 30, 31), la Carta dei Diritti fondamentali dell'Unione Europea (art. 2, comma 94).
Malgrado questo riconoscimento legale degli stati membri dell'UE, spesso rafforzato dalle costituzioni e dalle legislazioni nazionali, a dispetto dell'impegno supplementare degli stati per l'Obiettivo di Sviluppo del Millennio No. 7-11, che prevede il miglioramento delle condizioni abitativa per 100 milioni di persone mal alloggiate entro il 2020, e a dispetto della Strategia di Lisbona per l'inclusione sociale a livello europeo, il diritto alla casa è sempre più violato.
In altre parole, sia gli Stati membri dell'Unione Europea che l'UE stessa contribuiscono al fallimento di questi obiettivi minimali, poiché si prevede che la crisi globale dell'alloggio si aggraverà. A livello globale, ci sono infatti più di 1 miliardo di persone che sono senzatetto o mal alloggiate, un livello che è stato previsto raggiungerà 1.7 miliardi nel 2020.
In Europa la crisi abitativa colpisce 70 milioni di persone mal alloggiate, di cui circa 18 milioni sotto sfratto e 3 milioni senzatetto. Tale numero sta ulteriormente crescendo a causa degli effetti della crisi finanziaria globale, che sta facendo perdere la casa a livello europeo a circa 2 milioni di famiglie per morosità dei mutui.
Queste persone si trovano escluse dal mercato abitativo e mancano adeguate politiche sociali. Né gli Stati membri, né le autorità locali sono in grado di offrire da soli delle soluzioni soddisfacenti al problema.
La crisi è infatti aggravata dalla libera circolazione degli investimenti speculativi in seno all'UE (inclusi i Private Equity Fund, banche di affari, nuove società di investimento immobiliare e titolarizzazione delle ipoteche), dalle privatizzazioni del settore abitativo pubblico e sociale, dalla mercantilizzazione del mercato abitativo, anche nella maggior parte dei nuovi Stati membri, dalle migrazioni e dagli insediamenti urbani non equilibrati, dall'espulsione delle classi popolari, dai progetti di sviluppo urbano orientati verso le imprese e il turismo, dall'espansione urbana in favore della borghesia, dalle politiche orientate verso l'accesso alla proprietà, avendo per risultato un enorme approfondimento delle disuguaglianze e della segregazione sociale intra-urbana.
Il risultato è un aumento esorbitante del deficit di alloggi dignitosi accessibili, dei prezzi e degli affitti, della diminuzione della sicurezza della locazione nei contratti, con un maggior rischio di debito verso le ipoteche, con minaccia di sfratto e di altre forme di violenza immobiliare che colpiscono i giovani, gli anziani, i disoccupati, i poveri, i migranti, ma anche le famiglie a reddito medio.
Questa situazione porta all'opposto dell'inclusione sociale: emarginazione, precarizzazione e segregazione sociale; sviluppa la disuguaglianza, la speculazione e la corruzione.
Questa disuguaglianza si approfondirà fino a quando la ridistribuzione delle ricchezze sarà riservata ai ricchi ed agli speculatori.
Le conseguenze non possono essere affrontate dai singoli Stati membri, a causa dei tagli di bilancio imposti dai meccanismi di controllo dell'euro e dalle politiche monetarie della Banca Centrale Europea, a causa della bassa imposizione fiscale imposta dalle politiche di mercato dell'UE, a causa degli alti costi dovuti per migliorare gli standard nei nuovi Stati membri, a causa della globalizzazione dei mercati finanziari e del lavoro ed a causa del livello di integrazione economica che il mercato europeo ha già realizzato. Senza la ridistribuzione delle risorse necessarie, ben poco può essere fatto da chi, spesso a un livello subnazionale decentralizzato, ha la responsabilità delle politiche urbane e abitative a livello statale
Il fallimento dell'approccio liberista dell'UE alla questione abitativa
Mentre una totale competenza dell'UE in materia abitativa non è accettata unanimemente, tutti concordano sul fatto che molti aspetti della questione urbana e abitativa sono co-determinati dalle politiche dell'UE. E che questa invadenza non soddisfa affatto i bisogni abitativi.
Infatti, anziché operare per il riconoscimento di politiche europee per il diritto alla casa, la Commissione europea rafforza l'aspetto mercantile dell'alloggio attraverso le direttive sulle costruzioni, l'assicurazione, i bandi, la tassazione, i fondi FEDER e della BEI, i programmi urbani, ecc.
La DG "Concorrenza" sta facendo pesanti incursioni anche nel settore abitativo pubblico in parecchi paesi. Ad esempio, contestando il sistema di investimento del settore in Francia (Libretto postale "A"), esigendo dall'Olanda la privatizzazione del settore cooperativo pubblico, contestando i vantaggi fiscali delle associazioni comunali svedesi per la casa, favorendo l'emissione di azioni detassate nei capitali da parte delle compagnie tedesche sulla casa; costringendo le autorità locali a vendere i terreni comunali secondo le regole della concorrenza, ecc.
Allo stesso tempo, il Parlamento europeo ha votato la direttiva Bolkenstein, riguardante la liberalizzazione dei servizi pubblici, escludendo soltanto il settore abitativo caritativo: questo vuol dire la morte del settore abitativo pubblico come alternativa generale al mercato libero.
Rivendicare il diritto alla casa come una base fondante per l'Europa che vogliamo
Alla luce del fallimento dell'approccio neoliberale, le organizzazioni sociali attive nel campo dell'alloggio avanzano ai governi e all'Unione Europea una serie di proposte volte a favorire politiche coordinate tra gli Stati membri dell'UE, accompagnate da un processo di rafforzamento delle competenze degli organi dell'UE.
Poiché non ha senso un Europa basata sui mercati ma, piuttosto, sui popoli e sui diritti, dalla loro accettazione dipenderà l'adesione al processo di unificazione europeo.
a) Riconoscere esplicitamente il diritto alla casa nella costituzione dell'UE
L'UE deve adottare ufficialmente e integralmente le Convenzioni internazionali (Convenzione sui diritti economici, sociali e culturali, ecc.); gli organismi pubblici, inclusa la Commissione Europea, devono rispettare gli obblighi legali e le responsabilità derivanti implementando politiche basate su tali diritti a tutti i livelli:
- L'UE deve adottare Direttive per rendere giudiziabile il diritto alla casa in favore dei senzatetto e mal alloggiati, offrendo cioè la garanzia legale ed esecutiva di accedere a una casa sicura e dignitosa. Se gli stati non possono fornire una casa dignitosa, i senzacasa devono avere il diritto di vivere negli alloggi sfitti con canoni a carico del settore pubblico.
- L'UE deve adottare Direttive europee per rafforzare le norme giuridiche in favore del diritto alla casa, fornendo degli strumenti efficaci a tutti gli Stati membri.
Ad esempio:
norme legali e garanzie pubbliche per la correttezza e la sicurezza dei contratti di locazione
norme legali sul calcolo degli affitti e delle spese, che garantiscano il diritto ad una riduzione dei canoni nel caso di violazioni dei contratti,
meccanismi legali per opporsi al mobbing immobiliare.
divieto di sfratto senza rialloggio. Secondo l'art. 11 della Convenzione Internazionale sui diritti economici, sociali e culturali, integrato dalle Osservazioni generali N. 4 e 7, devono essere vietati gli sfratti senza un'offerta di alternative dignitose, sicure, accessibili, e concordate con gli abitanti interessati. Gli sfratti extra-legali e le altre forme violente di pressione devono essere perseguitate pubblicamente come crimine.
b) Lanciare un New Deal per la coesione sociale grazie ad un Servizio Abitativo Pubblico Europeo
- L'UE, così come gli Stati membri, devono sviluppare un nuovo quadro di riferimento per un Servizio Abitativo Pubblico Europeo, includendo anche il settore no-profit, sociale e cooperativo. I vari tipi di società abitative non commerciali (a seconda della situazione nazionale) che forniscono alloggi dignitosi ed accessibili a tutti, e che sono sottoposti alle norme definite dall'UE per una gestione sociale e democratica, devono poter godere di uno specifico appoggio pubblico, come gli sgravi fiscali o le sovvenzioni, senza che questo sia in contraddizione con le norme europee.
- Tenendo conto che il 40% dell'energia è consumato dagli immobili, serve una Direttiva europea per immobili a consumo zero, cioè che producano tanta energia quanta ne consumano, anticipando la scadenza del 2018, recentemente votata dal Parlamento europeo
- L'UE, così come gli Stati membri, devono sviluppare dei programmi coordinati per finanziare politiche per la casa accessibile e dignitosa.
Questi programmi devono consentire:
- per far fronte al deficit abitativo relativo: la costruzione, il recupero o l'acquisto di almeno 18 milioni di case accessibili in 5 anni
- per migliorare l'efficienza energetica dei parchi alloggi esistenti, a partire del settore senza scopo lucrativo: anticipare al 2010 una Direttiva europea per immobili a consumo zero.
- per finanziare il settore abitativo: l'UE deve sviluppare un Fondo di coesione per la casa specifico che può essere alimentato dalla tassazione nazionale sulla speculazione finanziaria ed immobiliare (es: sulle transazioni di proprietà o sugli alloggi sfitti e i campi non coltivati per ragioni speculative, sugli alloggi trasformati in spazi commerciali, sul consumo abitativo di lusso), nonché dai Fondi Strutturali europei.
c) Fermate la privatizzazione, la commercializzazione e la deregolamentazione del settore abitativo
Il settore abitativa pubblico deve essere escluso totalmente della direttiva di Bolkenstein sulla liberalizzazione dei servizi pubblici di interesse generale.
- Gli Stati membri devono fermare immediatamente le privatizzazioni del settore abitativo pubblico e devono sviluppare delle alternative per i parchi alloggi nel quadro di un nuovo servizio pubblico abitativo europeo, comprendendo il nuovo settore non lucrativo dell'alloggio.
- L'introduzione delle nuove società di investimento immobiliare nazionale o europeo (REIT) deve essere fermata. Al loro posto posto l'UE deve sviluppare un modello di struttura di finanziamento sotto controllo pubblico.
- Devono essere rafforzati il controllo pubblico, la normativa legale e la tassazione sulle REITS esistenti per aumentare la trasparenza pubblica, garantendo un capitale adeguato per soddisfare una gestione sostenibile della proprietà, consentendo il reinvestimento nel parco alloggi esistente o in nuove costruzioni. In questo modo si favorirebbe la trasformazione degli strumenti finanziari in assets meno speculativi, meglio ancora, in strutture di finanziamento abitativa, come gli Housing Finance Trust.
- Devono essere banditi i derivati fortemente speculativi, in particolare la titolarizzazione dei mutui a rischio per il settore abitativo.
d) Garantire la sostenibilità dei costi abitativi
- L'UE deve sviluppare una strategia che assicuri che in tutti gli Stati membri i costi abitativi (affitto o mutuo più le spese) non superino una certa parte del reddito domestico. Il tasso massimo deve essere definito secondo il livello di reddito. Mentre può trattarsi di una certa percentuale per i percettori di redditi medi, deve essere sensibilmente inferiore per i più poveri. In nessuno caso questi costi devono costringere le persone a ritrovarsi sotto la soglia di povertà.
- Tra i possibili strumenti per ridurre i costi abitativi ci sono la fornitura di alloggi pubblici e sociali, le norme giuridiche, le azioni sul prezzo ed il controllo degli affitti, le tariffe sociali, le sovvenzioni dirette per i più poveri, l'introduzione del reddito minimo, il credito pubblico a tasso ridotto per gli investimenti nell'alloggio, la concessione di terreni pubblici, gli investimenti pubblici e le sovvenzioni per migliorare l'efficienza in materia di energia e di acqua, l'ottimizzazione delle infrastrutture, la trasparenza sui costi dei servizi pubblici, e, naturalmente, la fornitura di una quantità soddisfacente di alloggi dignitosi ed accessibili.
- Il welfare sociale ed i redditi per i disoccupati devono garantire almeno il pagamento dei costi medi per un alloggio dignitoso secondo le norme locali, senza discriminazioni né segregazione. La parte del reddito dedicato alla casa deve essere controllata dagli abitanti che devono essere liberi di scegliere la loro opzione abitativa, di cambiare la loro residenza.
e) Sostenere la creatività e l'inclusione sociale degli abitanti
- L'UE deve sviluppare un programma che sostenga lo sviluppo di soluzioni abitative alternative e progetti sperimentali di un nuovi tipo di case popolari, sensibili al multiculturalismo ed alle questioni dell'esclusione sociale, in partenariato con le autorità locali, la società civile e gli investitori sociali, per esempio le cooperative abitative di proprietà collettiva, le comunità per l'autocostruzione e autorecupero abitativo.
- Questo programma deve essere accompagnato da un sostegno con lo scambio, alle reti, allo studio internazionale, verso una Europa del diritto alla casa compiutamente realizzato.
- L'UE deve sostenere lo sviluppo di norme giuridiche per l'uso sociale degli immobili sfitti e il loro recupero.
- A questo scopo deve essere fermata la criminalizzazione delle occupazioni, della resistenza contro gli sfratti e dello sciopero dei canoni.