Dichiarazione del Summit dei Popoli
Enlazando Alternativas 3 (13-16 Maggio 2008 -Lima)
Le organizzazioni sociali, politiche e popolari, di lavoratori e lavoratrici, migranti, le comunità indigene e contadine, il movimento delle donne, dei giovani e quelli sindacali dell’America Latina, dei Caraibi e dell’Europa, riuniti a Lima durante il Summit dei Popoli, Enlanzando Alternativas III, dichiarano:
La strategia dell’Unione Europea "Europa Globale: Competere nel mondo", presuppone l'aumento delle politiche sulla competitività e l’accrescimento economico che cercano di implementare l'agenda delle sue multinazionali e accrescere le politiche neoliberiste, incompatibili con il discorso sul cambiamento climatico, la riduzione della povertà e la coesione sociale. Nonostante si pretenda di nascondere la sua natura incorporando temi di cooperazione e dialogo politico, in sostanza la proposta è quella di aprire i mercati dei capitali, beni e servizi, proteggere gli investimenti stranieri e ridurre la capacità dello stato di promuovere lo sviluppo economico e sociale. Tutto ciò ha implicazioni in entrambe le regioni:
Per l’America Latina e i Caraibi questa strategia riproduce lo schema dei Trattati di Libero Commercio che hanno sottoscritto la maggior parte dei paesi della regione con gli Stati Uniti e vanno ben oltre le politiche della OMC che rifiutiamo. Le risorse naturali di questi paesi vengono sfruttate indiscriminatamente, spostando intere comunità, devastando la biodiversità, prosciugando le fonti idriche e impoverendo la mano d’opera; in questo hanno molte responsabilità le multinazionali europee. L’America Latina è stata vittima secolare del saccheggio delle multinazionali e, adesso, quando gli avanzamenti democratici esortano alla ricerca di proprie vie di sviluppo in diversi paesi e di forme di integrazione al servizio dei popoli, vari governi che seguono le ricette del libero commercio incoraggiano la frammentazione della regione, gli scontri nazionali e le contraddizioni tra di essi.
In Europa una delle grandi minacce per la democrazia, la giustizia, la pace e l’equilibrio ecologico, è il trattato di Lisbona, che sta per essere ratificato dalle élites senza consultare la popolazione e che rifiutiamo come già abbiamo fatto in passato. Questo trattato rafforza un' Europa neoliberista, aumenta la militarizzazione, l’esclusione, le diseguaglianze e la mercantilizzazione, così come inasprisce le politiche securitarie-repressive. Esso si riflette nell’aumento della precarietà, in un attacco generalizzato a tutti i diritti sociali, in particolare alle conquiste dei lavoratori. Allo stesso tempo si accelera la costruzione della “Fortezza Europa” che implica la chiusura delle frontiere violando il diritto di asilo e criminalizzando i migranti e i movimenti sociali, creando muri virtuali o reali che non si distinguono da quelli che costruiscono nella frontiera a nord dell’America.
Gli Accordi di Associazione che ha firmato l’Unione Europea con il Messico e il Cile hanno aumentato le disuguaglianze e mostrano la via che seguiranno coloro che firmano questi Accordi nell’America centrale, la comunità andina delle nazioni e il MERCOSUR i cui negoziati vuole resuscitare. Per i paesi dei Caraibi, questi accordi, recentemente firmati, aumenteranno la vulnerabilità e la dipendenza delle sue economie e, allo stesso tempo, fratturano la dinamica di integrazione sub-regionale.
Nel momento in cui a Lima i governi parlano di coesione sociale, cambiamento climatico e riduzione della povertà, è bene ricordare che la causa principale di disuguaglianza, polarizzazione sociale, degrado ambientale e discriminazione è la supremazia del mercato sui diritti delle persone e il conferimento di tutte le garanzie alle corporazioni che eliminano la capacità dello stato di definire progetti nazionali di sviluppo con la complicità dei governi. Le multinazionali utilizzano una doppia lama appoggiandosi alle asimmetrie che gli Accordi di Associazione tendono a rafforzare. Di conseguenza, il discorso sulla Cooperazione e il Dialogo Politico è l'esca che nasconde l'amo degli interessi di queste corporazioni.
Di fronte alla crisi alimentare che interessa decine di paesi, denunciamo l’ipocrisia e le politiche delle istituzioni multilaterali (OMC, FMI, BM, BID, BEI) che pretendono di nascondere le loro vere cause: indirizzamento della produzione dei paesi verso l'esportazione, perdita del ruolo dello Stato nella regolazione alimentare e conversione degli alimenti in fonte di speculazione finanziaria, tutto ciò come risultato delle politiche del "libero commercio". Per questo è inammissibile che si proponga come via d’uscita dalla crisi, più liberalizzazione e meno protezionismo. La produzione massiccia di biocarburanti aggrava le già difficili condizioni di vita di milioni di abitanti. Rifiutiamo ancora una volta questa pretesa via d’uscita dalla crisi energetica e climatica.
Prima di questa situazione, le organizzazioni che fanno parte di Enlazando Alternativas, replicano affermando che è possibile un’integrazione diversa basata sulla libera determinazione dei popoli, il rispetto per ambiente, per i diritti umani e per i processi democratici adottata da quei governi che si allontanano dal neoliberalismo e cercano per i loro popoli relazioni di uguaglianza con tutti i paesi del mondo. Questo presuppone il rafforzamento della cooperazione tra i popoli in tutti gli ambiti, il rafforzamento della solidarietà, la fine di tutte le forme di discriminazione e il superamento delle pratiche di violazione della sovranità dei paesi. Come ha dimostrato la II Sezione del Tribunale Permanente dei Popoli, esigiamo giustizia e il risarcimento per i torti, i danni e i pregiudizi provocati dalle imprese europee e la ricostruzione delle relazioni con queste imprese in modo che considerino i passivi sociali e ambientali nei quali incorrono.
Consideriamo positivamente le azioni strategiche di nazionalizzazione delle imprese per lo sviluppo nazionale e i processi naturali che appartengono ai popoli, non alle multinazionali come ad esempio quella dell’impresa boliviana di telecomunicazioni ETI/ENTEL. Richiamiamo i nostri governi affinché promuovano politiche progressiste che si sommino al processo di trasformazione al quale auspichiamo. Rifiutiamo gli interventi provocatori degli Stati Uniti e dell’Unione Europea contro la sovranità dei popoli. L’Unione Europea deve assumersi la sua responsabilità storica con i popoli dell’America Latina e dei Caraibi, in particolare con i popoli indigeni. Richiamiamo l’attenzione sulla drammatica situazione di Haiti, risultato di decadi di saccheggio, aggravata dall’attuale occupazione militare. Allo stesso modo denunciamo la politica compiacente dell’Unione Europea con il governo della Colombia.
L’unica via d’uscita per i popoli latinoamericani, caraibici e europei è quella di unirsi intorno alla difesa del loro benessere e rafforzare la resistenza e la mobilitazione contro le politiche neoliberiste. Deve nutrirsi degli apporti delle donne, dei popoli indigeni, dei contadini e di altre forze sociali che con la loro presenza massiccia nel Summit Sociale, hanno dato esempio di combattività e di elaborazione di alternative nella ricerca di un progresso che si basa sull'armonia con la natura, sui diritti umani e sull’eliminazione di tutte le forme di discriminazione.
Esigiamo dai governi di attenersi effettivamente alle richieste dei popoli per costruire un altro tipo di relazioni tra le regioni basate sul superamento del modello del mercato. Facciamo un richiamo alla popolazione affinché non si lasci ingannare più dai governi autoritari che pretendono di criminalizzare la giusta protesta civile. Richiamiamo gli abitanti dell’America Latina, dei Caraibi e dell’Europa ad unirsi alla forza ogni volta più grande delle organizzazioni che vogliono un mondo migliore per tutti ed essere così all’altezza delle sfide che oggi minacciano l’umanità.
Invitiamo tutte le organizzazioni sociali e popolari di entrambi i continenti a preparare da ora il prossimo Summit Sociale dei Popoli, Enlazando Alternativas IV, che avrà luogo nello stato spagnolo nel 2010.